Biciclette vs sentieri ed escursionisti: una convivenza impossibile

Photo by Darcy Lawrey on Pexels.com

Sono il primo a difendere costantemente (e palesemente) la libertà di ognuno di fare quello che desidera, ma sono anche cosciente, a differenza di altri, che talvolta le nostre azioni provocano o possono provocare reali danni materiali a persone o cose ed ecco che la libertà deve necessariamente decadere per fare spazio alla coscienza e al rispetto.

In tal senso devo far osservare che la convivenza tra sentieri e biciclette è molto complicata: in discesa è enorme il danno provocato al terreno, in salita i danni sono minori ma comunque presenti. Inoltre devo a malincuore ribadire che, anche grazie alle e-bike, il notevole incremento di coloro che praticano il ciclismo sui sentieri di montagna, anche su quelli più impervi (basta farsi un giro su Youtube per vedere decine e decine di video) ha reso ormai impossibile la contemporanea presenza sugli stessi sentieri di ciclisti ed escursionisti: in discesa per il pericolo (le moto si sentono arrivare, le bici no) generato dai tanti che, anche sull ecurve cieche, scendono a tutta; in salita per il fastidio di doversi fermare ogni pochi passi.

Il Club Alpino Italiano ha recentemente chiesto un intervento legislativo, evidentemente perché molti sono gli escursionisti a essersi lamentati o ad aver denunciato episodi di maleducazione e pericolo, ottenendo la solita incivile e aggressiva risposta dai ciclisti e relative associazioni, ormai abituati e abituate ad averla sempre vinta. Mi dispiace ma discorsi come “i sentieri sono di tutti”, “anche noi contribuiamo alla loro manutenzione”, “è sempre colpa nostra”, “non tutti i ciclisti sono maleducati” di certo non bastano a sollevare i ciclisti dalle loro responsabilità e a esonerarli dal civici doveri dato che:

  • quando una cosa è di tutti vuol dire che nessuno può accampare o, peggio, forzare con atto materiale un esclusivo diritto d’uso;
  • se si contribuisce alla manutenzione di un bene pubblico, grazie, siete stati bravi ma si torna al punto di cui sopra,: non per questo se ne deve diventare gli unici fruitori;
  • che sia sempre colpa del ciclista proprio la vedo affermazione che va contro i fatti reali, esperienze e cronache quasi quotidiane dimostrano che i ciclisti al momento sono quelli più ascoltati e protetti (vedi le varie variazioni al codice della strada, vedi le tante ciclabili allestite anche se poi i ciclisti continanip a percorrere le strade “normali”), gli unici utilizzatori della strada a cui le forze dell’ordine non contestano le violazioni del codice della strada (vedi il procedere affiancati invece che in fila), quasi gli unici che i caso di incidente sono considerati assolutamente innocenti (come la mettiamo con quei ciclisti, non pochi, che ai semafori ti affiancano a destra, magari si appoggiano anche al tuo cofano o addirittura ti passano sulla destra anche se tu hai la freccia destra accesa);
  • quel “non tutti” va, ai dati di fatto, rimodulato come pochi sono i ciclisti educati e tantissimi, troppi, quelli maleducati.

Insomma, innanzitutto l’incolumità delle persone va necessariamente messa al primo posto, poi c’è il discorso ambientale, infine non è giusto che debbano essere gli escursionisti a rimetterci, a rinunciare ai loro classici percorsi (alcuni dei miei più belli, sentieri che esistevano da cento e più anni, sono stati trasformati in piste da downhill, per giunta tappezzate di abusivi cartelli che proibiscono il passaggio a piedi), a non poter più percorrere la montagna in pace e tranquillità. Ricordiamoci che i sentieri, salvo rare e recenti eccezioni, sono stati tutti creati per il cammino e sono mantenuti dalle associazioni escursionistiche, ci sono migliaia di strade, stradine, carrarecce dove la presenza delle bici è meno problematica.

Invece di inalberarsi i ciclisti e le relative associazioni potrebbero prendersi carico del grave e innegabile problema, valutarne le possibili soluzioni, scegliere quelle più applicabili e mettersi al lavoro per attuarle (magari qualcuna lo sta facendo ma al momento non se ne ha notizia e non se ne vede risultato). In assenza di questo impegno si arriverà, come già ho visto in alcuni posti, all’imposizione di divieti assoluti (sempre validi) o parziali (validi solo giorni festivi) al passaggio delle bici sui sentieri escursionistici.IN ogni caso deve ribadirsi un concetto lapalissiano: chi vuole buttarsi giù da pendii più o meno scabrosi si deve accontentare delle apposite piste che però non vanno, come purtroppo spesso accade, ottenute dai sentieri escursionistici, ma create appositamente, eventualmente tacitando certi ambientalisti tanto solerti a condannare le piste da sci, ma colpevolmente silenti su questa ormai grave e intollerabile questione.

Vogliono distruggere le Scale dell’Ario

Da un articolo del blog “Sherpa” (Salviamo il Monte Ario) in data 14 gennaio 2023 si rileva che il comune di Marmentino vuole costruire una strada di accesso al Pian del Bene proprio lungo quelllo che attualmente è il percorso delle “Scale dell’Ario”, uno dei tratti più belli del nostro amatissimo Sentiero 3V.

Non si comprende la logica di questa scelta visto che al Pian del Bene già arrivano due sterrate, una che collega la Vaghezza con Malga Pian del Bene, collocata sul lato orientale dei piani, e l’altra che dalla stessa località sale a Malga Croce, collocata sul lato nord occidentale dei piani. Molti sono gli escursionisti che salgano alla Vaghezza solo per percorre queste mitiche “Scale dell’Ario”, distruggerle per una inutile strada sarebbe, oltre che una stupida ferita all’ambiente, di certo un rilevante danno turistico per la località.

Se volete farvi manifestare la vostra contrarietà potete (se ci riuscite, a me continua a darmi errore, e se non temete le tanto discusse mire nascoste della piattaforma) firmare la petizione su Change.org.

Escursioni e rifiuti organici

Anche tra gli escursionisti (e gli altri frequentatori della montagna) è ancora diffusa l’opinione che i rifiuti organici possano essere tranquillamente abbandonati in ambiente, tanto vengono presto riassorbiti o mangiati. Purtroppo non è così, purtroppo non tutto torna realmente utile all’ambiente, bisogna distinguere tra l’edibile (polpa) e il non edibile (bucce) , tra il vitale (semi) e il non vitale (buccia), tra ciò che ha tempi di biodegradazione brevi (polpa) e ciò che li ha lunghi (buccia), bisogna tener conto dell’ambiente (caldo umido uguale minori tempi di decomposizione rispetto a freddo secco). In ogni caso, tralasciando senza ignorarlo l’aspetto estetico (quanto è brutto vedere lungo i sentieri i resti dei rifiuti anche se organici), una concimazione eccessiva brucia ciò che gli sta sotto.

Io porto a casa i miei rifiuti, anche quelli organici!